Conosciamo don Alberto
Conosciamo don Alberto
Intervista al nuovo parroco
Cosa hai pensato quando sei stato nominato come responsabile della nostra Comunità Pastorale, impressione, stati d'animo etc
La primissima preoccupazione era quella di poter essere libero di lasciare tutto semplicemente perché il Signore, attraverso i miei superiori [in questo caso il Vicario episcopale don Luciano] mi ha chiesto di cambiare comunità. Non è facile. Umanamente è una perdita, guardando al Signore invece tutto è possibile. Tutto ciò che da quel momento nasce è pura grazia del Signore. Anche il nostro dialogo oggi nasce da quel momento di affidamento e di grazia.
Raccontati un po', chi sei, la tua storia, un aneddoto a proposito della tua vocazione
Da giovane universitario pensavo che ingegneria mi avrebbe aiutato a conoscere il “perché” delle cose, mi sarebbe piaciuto avere tanti figli, abitare nel verde fuori Milano, andare in pensione presto e dedicarmi alla musica. Da giovane ingegnere capii che pur avendo tutto (casa, lavoro, amicizie …) qualcosa mi mancava. Il contatto con i poveri ha convertito il mio cuore, ho ripreso a leggere il Vangelo (le parole del Vangelo che già conoscevo iniziavano ora ad assumere un peso importante per me) e poi ho deciso di dedicare tutta la vita alla cosa più bella che avessi incontrato: il Vangelo, il Signore Gesù. Quando ero un bambino dicevo che da grande mi sarebbe piaciuto fare: l’ingegnere, il pianista, il cuoco e …. il prete!
Cosa ti attendi dalla nostra Comunità, quali sono i principi su cui baserai il tuo mandato da noi
Mi aspetto di vivere il Vangelo insieme alla Comunità nel modo umanamente più profondo e coinvolgente possibile. Mi guida sapere che il Signore sta già operando nella Comunità, sta già “facendo nuove tutte le cose”, sta facendo germogliare gesti di bene e di amore ora … è importante riconoscere questo lavoro dello Spirito e assecondarlo e innaffiare tutte le pianticelle che lo Spirito Santo sta facendo germogliare. Più che tante parole mi aspetto di vivere il Vangelo con gesti concreti di amore, di perdono, di rinascita, di cammini nuovi che si aprono alla vita, al bene, alla bellezza, alla luce.
Raccontaci qualcosa a riguardo della tua passione per la musica, ti ricordo che ora sei anche Presidente del Corpo Musicale Santa Cecilia di Montesolaro
Ne sono molto contento. Se non avessi amato la musica non avrei scelto di fare il prete. La musica è per me il dono di una bellezza straordinaria che giunge al mio cuore in profondità. Mi fa sentire creatura amata. Amare la musica ha tenuto aperto il mio cuore. Sono contentissimo di aver studiato pianoforte. Ho pensato di fare il direttore d’orchestra, ma ora la musica più bella per me è il Vangelo vissuto e l’orchestra più bella da dirigere è tenere insieme le diversità e le potenzialità delle persone di una stessa comunità.
E da ultimo qualsiasi cosa ti venga in mente e ritieni sia importante da farci sapere in questo avvio di missione da noi
Vorrei strapparvi un sorriso! La seriosità non fa per me. Ogni volta che mi sono atteggiato a prete serissimo mi sono ritrovato in situazioni imbarazzanti. Come quella volta che ho “sgridato” (pensando di “correggerlo”) al termine di una celebrazione una persona che non aveva aperto bocca in nessun canto durante la celebrazione, e il suo vicino mi dice “guardi che il signore è sordo…”. Che figura! Converte di più un sorriso che una sgridata. Non vorrei essere frainteso, mi spiego. Vorrei portare tra voi il mio sorriso, vivere con voi il Vangelo in profondità (questa è la questione seria!), trovando nella vita quella “leggerezza” (e che proprio io parli di leggerezza può già far ridere …) che è segno di chi ha trovato una serenità una gioia, una pace profonda. È questo il segreto di noi cristiani.