Nessun miracolo
Nessun miracolo
Il nuovo ponte di Genova è solo il meglio dell’Italia
Questo ponte è figlio di una tragedia, di un lutto. E i lutti non si dimenticano, i lutti si elaborano, si metabolizzano, e restano imprigionati nelle nostre coscienze. Diventano l’essenza stessa di quello che noi siamo. Qui due anni fa noi ci siamo smarriti, nello sgomento della tragedia, per ringraziare chi ha costruito questo ponte, l’energia che ci ha messo, con rapidità, ma senza fretta. Ho pensato a un ponte che attraversasse la valle silenzioso, quasi come un vascello bianco che attraversa il mare. Però poi bisognava farlo questo ponte. Ed è qui che è uscita la forza e l’energia di questo Paese. Abbiamo avuto più di mille persone ed è stato il più bel cantiere che io abbia avuto in vita mia.
È stato semplicemente straordinario. Dobbiamo riconoscenza per tutti coloro che hanno lavorato al ponte e chi lavora alla fine della fatica si aspetta una perla: la perla è la riconoscenza. Siamo tutti sospesi tra il cordoglio della tragedia e l’orgoglio di aver ricostruito il ponte. Si è parlato di miracolo, ma non credo che si debba parlare di miracoli. Semplicemente il Paese ha mostrato una parte buona. C’è stata una grande competenza, una grande energia, una grande generosità. Non ho mai visto nessuno lamentarsi e questa è stata una grande cosa che è successa qui.
Vedete, costruire un ponte è un gesto di pace. Costruire è magia, è partire da una cosa che non ha forma e darle forma. Costruire è una cosa bellissima, costruire è l’opposto di distruggere, costruire vuol dire edificare. I muri non vanno costruiti, no. Ma i ponti sì. Perché costruire un ponte è un gesto di pace.
Poi c’è la magia del cantiere, dove cresce la solidarietà. La gente dimentica le differenze, il colore della pelle, lo statuto, tutto viene dimenticato. Prevale su tutto l’orgoglio e la solidarietà. E poi prevale la passione e l’amore. E a proposito di amore, io auguro a questo ponte di essere amato, adottato, anche se non è facile essere erede di una tragedia. È dura. E spero che questo ponte diventi rapidamente per la gente parte della loro esistenza quotidiana. Ma credo che avverrà, che questo ponte sarà amato, sapete perché? Perché questo ponte è semplice e forte, come questa città.
Ma non solo. Sarà amato perché questo ponte gioca con la luce, sì, con la luce. Quando si arriva (e si arrivava) su questo ponte dalle regioni del Nord, si scopriva la luce del mare, si scopriva il Mediterraneo. Sopra questo ponte tutti scopriranno la luce del Mediterraneo. E quella luce gioca anche sotto, sulla forma del ponte, sulle pile che sono curve, sulla forma della carena della nave. E questo aspetto credo che conterà. Ma è un ponte che gioca anche con il vento. Certo, gioca con il vento. C’è una poesia bellissima di un poeta che io ho sempre amato molto, Giorgio Caproni, che si intitola “Genova di ferro e aria”. Ecco, io vorrei che questo ponte fosse visto così, di ferro e aria.
Questo ponte è stato costruito in acciaio, ma è stato forgiato nel vento. Tutto qua, adesso il ponte è vostro. Lunga vita al ponte San Giorgio.