Formazione sul sacramento della Riconciliazione
Formazione sul sacramento della Riconciliazione
di don Maurizio Pessina, prevosto di Cantù
LO SMARRIMENTO DEL SENSO DEL PECCATO
Forse non per tutti, ma certamente per molti anche nella comunità cristiana può sembrare che il sacramento della confessione sia in crisi per diverse ragioni: per il forte calo numerico delle persone che vi si accostano, per situazioni di vario disagio, per le difficoltà ad accostarsi a questo sacramento, non ultimo la sensazione di non saper cosa dire e quindi la chiara mancanza di consapevolezza di cosa sia realmente peccato. A quest’ultimo riguardo molti fanno fatica a distinguere tra colpa, mancanze, fragilità e peccato: di cosa stiamo parlando e quali le differenze tra l’uno e l’altro sentimento, cosa effettivamente è peccato che grida al cospetto di Dio e di cui dobbiamo liberarcene?
Molti, poi, vivono in modo tradizionalistico questo momento, altri lo vivono in modo intenso fino a farlo diventare un vero e proprio colloquio spirituale che va ben oltre la forma prevista dalla prassi della chiesa per questo sacramento. In questo scenario diventa allora necessario non solo fare chiarezza ma riscoprire tale sacramento della grazia di Dio alla luce della fede cristiana al fine di viverlo meglio e come occasione per progredire nel cammino di discepoli del Signore e maturare come “discepoli credenti”.
RITROVARE LA RELAZIONE DIO-UOMO
Se dunque, al di là di tutti i fattori culturali, sociali e persino psicologici la questione di fondo è la propria fede e il proprio cammino spirituale, allora la vera crisi del sacramento della confessione probabilmente dipende dallo smarrirsi della relazione dell’uomo con Dio. Per ovviare a questa crisi non si dovrà dunque precipitosamente cercare il peccato, il cui senso si è anch’esso smarrito, ma ritrovare prima Dio e l’uomo, la cui relazione, che si esprime nella Chiesa, permetterà poi di riconoscere anche il peccato.
Potremmo indicare tre direzioni per ritrovare il contesto del sacramento della confessione considerato in modo più ampio come sacramento della riconciliazione: ritrovare Dio, ritrovare l’uomo, ritrovare la Chiesa.
IL PERSONALE CAMMINO SPIRITUALE E DI FEDE
Probabilmente occorre liberare subito il campo da possibili e comuni fraintendimenti accumulati da un’abitudine mal compresa, che alla fine ha portato ad una disaffezione e quindi ad una marginalizzazione se non addirittura ad un abbandono della pratica della confessione. Persino la questione della “pratica” della confessione andrebbe recuperata e ben ricompresa perché non si tratta di un “dover rendere conto” in modo rigorosamente scadenzato (una volta al mese, una vola all’anno, ogni settimana…), ma di collocare questo sacramento dentro un preciso e personale cammino spirituale e di fede il cui ritmo è dettato proprio dalla esperienza discepolare che si sta facendo.
LA GRAZIA DI DIO E L’AGIRE MORALE DELL’UOMO
Basta per questo richiamare alle primissime parole che l’evangelista Marco mette sulla bocca di Gesù e che quindi sono anche le primissime parole del Figlio di Dio e della sua Buona Notizia: «il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Dunque, l’appello alla responsabilità e alla vita morale (il proprio comportamento) è una conseguenza dell’annuncio della presenza del Regno e della misericordia di Dio che ha una sola volontà; quella del salvare ogni uomo. Nemmeno il giudizio e la condanna stanno al primo posto tra le preoccupazioni di Dio; lo dice chiaramente Gesù a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo… e ha mandato suo figlio non per giudicare il mondo ma per salvarlo”. La questione morale, dunque, è seconda rispetto alla grazia. Ma “seconda”, non significa che sia secondaria. Infatti, la grazia non toglie ma suscita, in relazione al peccato potremmo dire ri-suscita, l’agire morale.
IL NOME DEL SACRAMENTO
Non solo sono implicate così importanti e profonde questioni, ma nemmeno il nome di questo sacramento è del tutto chiaro e chissà cosa intendiamo quando lo chiamiamo in un modo piuttosto che in un altro.
“Penitenza”, “confessione”, “riconciliazione”: nomi diversi per un unico sacramento, che è stato anche designato in modo più “neutrale” come «quarto sacramento» La molteplicità dei nomi è legata alle diverse forme che il sacramento ha assunto nel corso della storia. Nonostante questa pluralità terminologica la struttura rimane costante e si compone di alcuni elementi essenziali che si è soliti identificare nei quattro atti fissati dal Tridentino:
- contrizione (pentimento);
- confessione;
- soddisfazione (la penitenza da fare);
- assoluzione.
Durante il corso della storia, infatti, ciascun sistema penitenziale ha combinato gli elementi strutturali del sacramento in base alle esigenze pastorali dell’epoca, “creando” figure rituali assai diverse a seconda di ciò che più si voleva sottolineare del sacramento.
Noi preferiamo usare il termine “riconciliazione”.
PER APPROFONDIRE
Incontri formativi presso il Santuario della Madonna dei Miracoli (Madonna Bella) di Cantù alle ore 21.00 secondo il seguente calendario:
- 17 marzo aspetto biblico
- 19 maggio aspetto storico
- 16 giugno aspetto teologico
- 22 settembre aspetto teologico
- 20 ottobre aspetto celebrativo
- 17 novembre aspetto celebrativo
- Sabato 20 dicembre, ore 10:00 celebrazione comunitaria