In occasione dell'80° compleanno di don Mario

Mario Giovanni Meroni nasce il 29 Gennaio 1944 da Ernesto e Maria Tanzi abitanti a Mariano Comense nella parrocchia di Santo Stefano martire: 6° di 8 figli, 5 maschi e 3 femmine (tra queste Suor Domitilla ben conosciuta anche a Montesolaro). Nel 1957 entra nel seminario di Seveso San Pietro sostenuto in questa scelta dalla mamma che riuscì a vincere la ritrosia del papà che lo voleva ragioniere. “Nel 1947 i miei genitori hanno perso per malattia mio fratello Carluccio appena tredicenne, voleva diventare sacerdote: io avevo 13 anni quando sono entrato in seminario, per me molto di più di una semplice coincidenza”. Concluso l'iter di studi, Mario insieme ad altri 54 seminaristi, diventa Don Mario il 28 Giugno 1968 dalle mani del cardinal Giovanni Colombo. “Erano gli anni delle contestazioni giovanili e per i preti novelli non si sceglieva un passo delle Scritture ma uno slogan, noi optammo per Fiamme '68”. 
Coadiutore a Masnago in periferia di Varese fino al 1976, poi a Cesano Maderno nella parrocchia di Santo Stefano fino al 1987, quindi parroco a Giubiano un rione di Varese, nel 2002 cappellano all'ospedale S. Carlo di Milano, dal 2009 vicario qui a Montesolaro. “Mi preme sottolineare un fatto per me molto significativo che ha improntato tutta la mia vita di prete. Carluccio stava studiando a Colorina in provincia di Sondrio, presso il collegio di Don Folci, quando la malattia lo portò, giovanissimo, in paradiso.
Anni dopo ho vissuto anch'io una stessa difficile esperienza conclusasi in modo positivo. Il felice esito lo devo alle preghiere che ho rivolto in modo “spietato” al buon Dio e a Carluccio: fammi guarire per portare avanti il tuo desiderio di essere sacerdote e dedicare gli anni alla missione di comunicare il Vangelo alla gente che mi è stata affidata. Ho sempre sentita forte la vicinanza di Carluccio e ho potuto toccare con mano il bene di tanta gente”. Questa la sintesi del suo percorso umano. Guardando agli anni della presenza tra noi di Don Mario ci si accorge di come il suo essere “pastore” e ancora prima il suo essere cristiano è un costante anelito al servizio verso il prossimo, un quotidiano incontro con tutti, sia i vicini che ai lontani. Affabilità nel rapporto con la gente, discrezionalità nell'ascolto dei problemi piccoli grandi che inevitabilmente si deve affrontare, continua disponibilità in qualsiasi momento: l'anziano o il malato che trova conforto nelle sue parole, il giovane o ragazzo che lo vede presente anche sotto il cocente sole di luglio al GREST, i catechisti ed educatori che vedono un faro al quale confidare le naturali difficoltà del ruolo. Capace di proporre le omelie, semplici, brevi, mai banali e stancanti. “Ad multos annos”: le vie del Signore sono infinite e magari lo vedremo vescovo sentire questo solenne saluto augurale.
Noi, caro don Mario, Le formuliamo un semplice ma grande augurio di lunga vita.
Francesco Molteni
 

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